venerdì, novembre 29, 2002

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Riprendo un articolo, che scrissi 2 anni fa per raccontare la mia esperienza radiofonica, doveva essere pubblicato su una fanzine... riprendo ed aggiorno ad oggi.

In parte la mia vita è cambiata grazie alla radio… fare radio o ascoltarla, per me è una forte emozione, parole e note che creano immagini, viaggi… Tutto inizia da piccoli, sino circa ai 15 anni ascoltavo musica varia che mi veniva passata tramite amici, parenti (nelle festività, sotto forma di regali) o tramite il bombardamento televisivo… Ho buoni ricordi di Springsteen, Duran Duran, Pink Floyd, cantautori italiani ed i nastri che un collega di mio padre faceva e che sentivamo in macchina… (dal pop anni 80 ai cantautori italiani)… Iniziare a sentire la radio è stato decisivo nella scoperta di quello che c’era fuori dalla finestra di casa… mi piaceva girare la manopola e sentire un po’ questo ed un po’ quello, registravo i brani che mi piacevano; col tempo iniziai a delineare i miei gusti e così anche le frequenze radiofoniche si limitavano a quelle più interessanti; era l’epoca di Stereodrome, programma serale di Radio Rai, che praticamente mi ha allevato… a partire dalle voci: Alberto Campo, Rupert, Mixo… e poi la musica (all’epoca ascoltavo + o - metal, ma da lì in poi gli orizzonti mi si aprirono…) : ricordo Ritmo Tribale, Helmet, Pearl Jam, Dinosaur Jr Negazione, Fugazi etc etc…. Da quel momento ho iniziato a sentire anche le radio locali, ascoltavo: Radio Torino Popolare, Radio Flash (2 radio “storiche” di un certo tipo di musica, non canzonetta… nonché radio di sinistra o pseudo tali) e Radio Blackout (nata nel 1992 e in quel momento parecchio in auge / radio libera), con quest’ultima conobbi tanta gente ed un mucchio di situazioni vicine… Radio Blackout era ed è, molto vicina a chi la ascolta, il motto è sempre stato questo: una radio alla portata di tutti; quasi il 100% dei dj’s ha cominciato con questo spirito e senza nessuna esperienza precedente, così io, e Luca (mio socio in non ce n’è) nel settembre del 94… a quell’epoca eravamo già coinvolti in tante altre cose: fanzine, dischi, etc… ci piaceva l’idea di fare anche noi un nostro programma, mettere i nostri dischi, parlare di fanzines… Trasmettere a Radio Blackout consisteva nel presentare alla redazione cosa si voleva fare in uno spazio orario chiamato trasmissione, dopo di che c’era la trasmissione di prova in registrata. La nostra prova fu fatta direttamente in diretta, a causa di una trasmissione saltata all’ultimo momento, così ci ritrovammo a fare la nostra prima vera trasmissione radiofonica (di punk, hc, dal titolo ncn) in diretta…. La sigla era nazi punks fuck off dei Dead Kennedys, brano della durata scarsa di un minuto… finita la sigla il panico ! Cominciare con una sigla da un minuto è farsi autogol… eravamo agitati ed allo stesso tempo timidi… tutto il contrario di quello che devi essere quando hai davanti un microfono con un potenziale pubblico all’ascolto… Fare radio, per me, è colui che parla (presenta i brani, parla di questo e quello) e colui che fa la regia (alza i cursori, cambia i dischi), contemporaneamente…. almeno così è nelle radio in cui trasmetto… un’esperienza diretta, tu davanti ad un microfono e con i tuoi dischi…
Abbiamo ottenuto lo spazio, cioè la trasmissione, 2 ore, all’ora di pranzo… uscivamo da scuola, un panino e poi in radio… Ho continuato a trasmettere a Blackout sino ad oggi, cambiando orari, tipo di trasmissione, compari, ma più o meno sempre attorno alla musica che mi piace o alle cose di cui volevo parlare… nel corso degli anni sono cambiate un po’ di cose, essendo un hobby, tra virgolette, ho sempre dovuto fare i salti mortali per trovare il tempo… nel frattempo anche la radio ha avuto i suoi problemi… essendo completamente autofinanziata, e gestita in maniera do it yourself, nel corso degli anni ha visto chiusure, riaperture, danneggiamenti, casini, processi etc… alla data odierna c’è ancora… ed ha compiuto 10 anni di esistenza, è ancora la voce libera per tanti a Torino e anche per me… Trovarsi davanti un microfono che spara via etere a chissà quante persone è un’ incitamento (all’inizio con difficoltà) ad essere più estroverso, meno timido, più comunicativo; la radio in questo mi ha fatto crescere… senza dimenticare tutte le persone che ho conosciuto… grazie alla mia trasmissione: dagli altri dj’s agli ascoltatori ed ai gruppi che hanno suonato per la radio… Al momento attuale, mi sembra di aver fatto un percorso anche musicale rispetto a quando ho cominciato a trasmettere… ora la trasmissione che conduco è distante da quando trasmettevo i Rhythm Collision o i Los Crudos o i Sickoids… Mi diverto (buona parte delle volte), a stare lì in regia a far girare i miei dischi, siano di elettronica o di post punk o qualcos’altro, è proprio un piacere, in primis per me, poi spero lo sia anche per gli ascoltatori. L’esperienza di Radio Blackout rappresenta abbastanza bene lo stato delle “situazioni autogestite”… in passato, ha rappresentato qualcosa di veramente nuovo per la città e soprattutto qualcosa di genuino, al di fuori del concetto di mass media… pur incontrando parecchie difficoltà, che con l’andare degli anni sono aumentate; la radio ha rischiato più volte di chiudere per sempre, ed in realtà rischia ancora tutt’oggi… Mandare avanti una radio del genere costa parecchi soldi (sui 40000 € all’anno circa), e per una radio che non ha pubblicità (per scelta) è un’impresa ! In più la situazione interna della radio, è abbastanza precaria, un po’ per rapporti tra persone ed un po’ per l’organizzazione del tempo (siamo tutti volontari), indi per cui si è sempre più in difficoltà… c’è sempre bisogno di gente che abbia voglia di sbattersi per le questioni burocratiche e tecniche e tanti soldi per tappare i buchi… Indi per cui, non tutto funziona, anzi spesso tutto va a rotoli, in conseguenza di quanto elencato… l’autogestione alla lunga, secondo me, va a ramengo se non si sviluppa / evolve…
Da ormai quattro anni trasmetto anche in un’altra stazione radiofonica: Radio Torino Popolare, una radio più grossa, tra virgolette commerciale, più o meno legata alla sinistra… qui ci sono arrivato tramite un amico che trasmette da parecchi anni e gestisce la fascia serale tra le 8 le 9 di sera… In questa radio se trasmetti durante il giorno sei pagato (poco, ma pagato), se trasmetti di sera, invece devi avere tu uno sponsor (pubblicità) che porta soldi alla radio… è una logica un po’ strana… per fortuna la fascia oraria in cui siamo noi, esce da questa regola, non so per quale motivo… come radio ha un bacino di ascolto abbastanza grande, come studio ed apparecchiature è molto più funzionale rispetto a Blackout. Il risultato è che mi diverto ancora di più: trasmetto la musica che piace a me. RTP, in passato ha avuto ottime trasmissioni musicali e qualcosina d’interessante c’è ancora oggi, anche se il target è ormai parecchio commerciale ma con una forte impronta sul sociale…
radio 2000 blackout
radio torino popolare
vinyl crew

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